domenica 25 dicembre 2016

Libri di testo di accompagnamento ai miei corsi sull'autismo

Le mie due più recenti pubblicazioni nell'anno 2016, identificano anche i libri di testo di riferimento come base dei corsi di formazione e aggiornamento su Autismo e altre Comunicopatie, che conduco in Italia e in Svizzera. Ovviamente dovrà esserci l'integrazione degli appunti e di quanto appreso nei tirocini pratici, ma i principali contenuti in forma scritta sono rinvenibili in questi due libri, richiedibili scrivendo a m.borghese@tin.it



venerdì 23 dicembre 2016

"Ho avuto l'autismo". Mio nuovo libro

"Ho avuto l'autismo", mio nuovo libro sul tema dell'autismo, è stato pubblicato!
Ne riporto in via preliminare i titoli di alcuni capitoli: Diagnosi di autismo, La sindrome di Dottor Jakyll e Mister Hyde, Descrizioni di casi clinici risolti e non, Ex autistico, Le sorelle, L'esame di maturità, Figli?, Porto d'armi?, Genitori separati e cure, Alimentazione, Possibilità di futuro per chi ha avuto l'autismo, Frasi celebri di chi non ha aiutato il proprio figlio a superare l'autismo...
Il libro lo si può richiedere anche direttamente all'Autore, e riceverlo a domicilio, via posta, scrivendo a m.borghese@tin.it


domenica 25 settembre 2016

Nuova sede professionale a Milano

Nuovo Studio di Foniatria, Logopedia, Riabilitazione, in viale Bligny 11 (zona Bocconi) a Milano.
Si aggiunge alla già esistente e funzionante sede di via Paolo Lomazzo 5.
Per entrambi gli studi, informazioni e prenotazioni telefonando al 340 4810840.

venerdì 9 settembre 2016

CORSO SU AUTISMO E ALTRE PATOLOGIE DELLA COMUNICAZIONE edizione 2016-2017 aggiornata


 Percorso di formazione e aggiornamento per medici, terapisti, altri operatori della riabilitazione; nutrizionisti, nutridetossicologi, insegnanti, educatori, genitori e familiari di soggetti con autismo, adhd, e altre patologie della comunicazione. 

PROGRAMMA AGGIORNATO 

- Inquadramento diagnostico terapeutico dell’autismo e di altri disturbi della comunicazione correlati:
Cause. Meccanismi patogenetici. Localizzazioni dei danni organico-funzionali. Espressioni cliniche. Valutazioni. Rimedi.
- Cause: Identificazione e significato di fattori predisponenti, scatenanti, slatentizzanti, aggravanti. Cromosomi. Epigenetica. Infezioni. Intossicazioni. Danni placentari. Parto. Patologie prenatali, neonatali, postnatali.
- Meccanismi patogenetici: HLA. Intestino/cervello. Danni alla glia. Alterazioni strutturali, neuromediatoriali, ormonali, immunologiche, biochimiche.
- Localizzazione: Funzioni corticali superiori (cervello anteriore e posteriore). Vie uditive e sensoriali centrali. Cervelletto. Primo motoneurone. Cervello limbico. Aree e funzioni linguistiche.
- Espressioni cliniche: Diagnosi di base come da DSM IV, varianti legate a linguaggio, epilessia, aggressività, ADHD.
- Valutazioni strumentali e di laboratorio: TC, RMN, EEG, ERPs, Neuroimaging funzionale; analisi microbiologiche, ormonali, alimentari, tossico-metaboliche, su sangue e urine.
- Autismo: Definizione dettagliata, modalità e tempi di insorgenza, prime manifestazioni cliniche, preautismo, autismo in progress, “bomba a tempo”, autismo e balbuzie, autismo e linguaggio, autismo e ipercinesia, autismo e disturbi sensoriali, autismo-disprassia, autismo ed epilessia, autismo e aggressività, autismo e patologie tiroidee.
- Foniatria: Catalogo nosologico, definizione dettagliata e descrittiva dei quadri sindromici: Disturbi della voce. Disturbi della pronuncia. Alterazioni della deglutizione. Disturbi della fluenza. Disturbi delle cosiddette funzioni corticali superiori con particolare riferimento alla codificazione e alla decodificazione. Disturbi centrali della motricità. Disturbi oligofrenici di insufficienza mentale e/o demenza. Disturbi da lesioni sensoriali, dispercezioni uditive e visive. Disturbi linguistici e loro correlati: dislalie funzionali di varia origine, disturbi fonologici, disprassie articolatorie, disturbi semantici, disturbi morfosintattici, pragmatici… Learning diseases o disturbi degli apprendimenti curriculari e non. Disturbi da inadeguatezze socioculturali e affettivo-emotivo-relazionali-comportamentali. La sindrome da deficit attentivo con iperattività (ADHD).
- Il profilo comunicativo individuale, con descrizione dettagliata e criteri di valutazione dei livelli sensoriale-percettivo, cognitivo-integrativo-decisionale, emotivo-relazionale-comportamentale, motorio-prassico-espressivo.
- La visita foniatrica: Anamnesi, ricollegamento all’analisi dei fattori etiologici, osservazione del bambino, primi approcci e criteri di valutazione clinico-funzionale, formulazioni diagnostiche, verifiche e modifiche diagnostiche progressive dei quadri clinici.
- Semiotica e autismo. Principi di semiotica.
- Presa in carico terapeutica: Formazione dei terapisti, basi culturali e modalità di studio e tirocinio.
Osservazione, instaurazione del rapporto terapista-bambino, contatto oculare, motricità globale e fine, prassie bucco-linguo-facciali, stimolazione delle abilità percettive, le modificazioni comportamentali, gestione delle stereotipie, rottura delle abitudini, contenimento dei comportamenti inadeguati, allestimento della stanza di terapia e materiale utilizzabile, autonomie (alimentazione, vestirsi e svestirsi, controllo sfinteri, gioco e socievolezza, toletta e igiene, spostamenti), rapporto con gli oggetti, esecuzione di ordini semplici e complessi, riconoscimento e denominazione, induzione alla verbalizzazione, uso delle immagini, costituzione e ampliamento del vocabolario, strutturazione della frase, impostazione dei fonemi, lettura e scrittura, calcolo matematico, consegne ai familiari e loro ruolo nei programmi abilitativi e nella quotidianità, rapporto con gli insegnanti e gli assistenti scolastici. Formulazione del programma di intervento, obiettivi, verifiche e rivisitazioni progressive del lavoro abilitativo-riabilitativo.
- Esercitazioni pratiche su tutti i punti del programma.
- Dieta e cure biomediche. Principi generali e individualizzati di dieta. Realizzazione, durata e
valutazione dei provvedimenti alimentari. Cure biomediche: Criteri di scelta e valutazione.
- Problematiche relative al rapporto con terapisti, scuole e famiglie. Accettazione della diagnosi, dei programmi terapeutici, delle previsioni di durata, della dieta e di altri provvedimenti farmacologici e/o metabolici. Adolescenti e psicofarmaci. Genitori separati e divergenze di scelte di cura. Che cosa si intende per uscita dall’autismo; superamento della sintomatologia clinica, persistenza del danno anatomopatologico. Parlare di autismo al proprio figlio. Testimonianze e interventi di genitori. 

Durata e sedi del corso:
Da ottobre 2016 a luglio 2017.
Il programma teorico verrà svolto attraverso lezioni mensili, in lingua italiana nelle sedi di Milano, Verona, Padova, Napoli; in lingua italiana e francese nella sede di Ginevra.
Le lezioni a Napoli si svolgeranno di sabato: 22 ottobre, 19 novembre, 3 dicembre, 14 gennaio, 4 febbraio, 25 marzo, 29 aprile, 13 maggio, 10 giugno, 8 luglio.
Il calendario degli incontri nelle altre città verrà pubblicato a breve. Eventuali variazioni di date, saranno comunicate sul blog http://massimoborghesefoniatra.blogspot.it/ che rappresenterà la bacheca ufficiale degli annunci relativi al corso.
Tirocinio pratico per un numero di ore illimitato (da programmare e concordare con gli operatori). 

Alla fine del percorso formativo, agli allievi considerati più meritevoli a insindacabile giudizio del docente principale, Prof. Massimo Borghese, potrà essere proposta una collaborazione professionale. Questa specifica non è clausola vincolante del contratto di iscrizione per la partecipazione al corso; non prevede numero chiuso, per cui alla fine del periodo formativo, la suddetta proposta di collaborazione professionale potrebbe essere offerta a uno, più di uno, nessuno, o a tutti coloro che avranno partecipato. 

Quota di partecipazione: 2000 € + IVA, pagabili in tre rate: 1.000 all’iscrizione, 500 a inizio dicembre, 500 a inizio febbraio.
In caso di numero minimo insufficiente di richieste, il corso potrebbe non attivarsi in una o più di una delle sedi indicate.
Per ulteriori informazioni e per iscrizioni nelle sedi italiane:
+39 3404810840 


sabato 9 luglio 2016

Aveva l'autismo. Oggi ha superato l'esame di maturità


L., anni 20, compiuti dieci giorni fa. Aveva l’autismo. Oggi ha sostenuto e superato l’esame orale di maturità.
A L. fu diagnosticato l’autismo all’età di tre anni. Iniziammo subito il lungo, difficile, duro percorso di abilitazione e terapie nutrizionali metaboliche, conquistando, tappa dopo tappa, le capacità comunicative, il linguaggio verbale, le autonomie, la lettura, la scrittura, l’inserimento nella scuola di tutti, un’evoluzione cognitiva e una maturazione comportamentale sempre maggiori, fino ad arrivare a quanto accaduto oggi: la prova finale, orale, dell’esame di maturità liceale.
Ho assistito personalmente a questo momento di autentico trionfo per L., per la sua famiglia, le sue terapiste, e ho provato, oltre a una grande e comprensibile soddisfazione, anche la conferma di quanto più volte ho affermato e altrettante volte mi sono sentito ingiustamente contestare: Dall’autismo si può uscire.
Questa uscita non ce la regala nessuno, non arriva da sola, non arriva con poche sporadiche e ritardate ore di psicomotricità e logopedia. Arriva con sacrifici immani, intensissimi, con competenza e abnegazione dei terapisti, delle famiglie. Ma può arrivare. Grazie, caro L., per aver identificato un esempio reale e tangibile per tutti quelli che oggi si trovano nella situazione in cui ti trovavi tu. La tua meravigliosa impresa sarà un esempio, una luce di speranza per chi vuole davvero investire in sforzi e sacrifici per superare l’autismo.

 

sabato 25 giugno 2016

Ci risiamo: "E' presto per iniziare la logopedia". Ecco la frase madre di tutte le cretinate


“Buongiorno Dottore, le telefono per disdire l’appuntamento che avevo preso con lei per farle visitare mio figlio, di tre anni, con sospetto di autismo. Il motivo è questo: l’ho portato a visita presso una clinica universitaria di un’altra città, e lì mi hanno detto che innanzitutto non è chiara la diagnosi, e poi, in ogni caso, è presto per iniziare la logopedia, perché il bambino, pur essendo privo di linguaggio, risulta disattento, iperattivo e aggressivo; dunque la logopedia non servirebbe ancora”.
La mia risposta:
“Cara Signora, non sarò certo io a convincerla a venire ugualmente a visita da me, perché non devo reclutare clientela, bensì limitarmi a informare e a mettermi a disposizione di chi vuole consultarmi, purchè convinto dell’utilità di rivolgersi a me. Tuttavia, rispondendo alla mia coscienza di professionista e di uomo, le dico soltanto che:
1. Una diagnosi non chiara, è problema di chi dovrebbe saper formularla, e non del paziente e delle caratteristiche della sua patologia. Oltretutto, io distinguo sempre la diagnosi clinica (definizione della sintomatologia, alla quale è doveroso saper dare un nome), dalla diagnosi anatomopatologica (identificazione degli organi e apparati alterati), da quella etiologica (individuazione, se mai avverrà completamente, delle cause del problema); e una diagnosi clinica è dovere e competenza di un medico del settore, saper formularla, a prescindere dalla solita sarabanda di analisi e indagini avviate spesso a caso o secondo protocolli standard non personalizzati.
2. La frase “è presto per iniziare la logopedia”, identifica la madre di tutte le cretinate che si possono dire in riabilitazione, dove il “presto” non dovrebbe mai esistere. Accetterei più un errore diagnostico, un’indicazione terapeutica diversa da quella che realizzerei io, ma non un rinvio di una qualsivoglia iniziativa rimediativa di un problema.
A questo punto, credo sia superfluo anche aggiungere che la logopedia non è riservata solo a chi è attento, bello, bravo, buono e disponibile; ma, anzi, più che mai andrebbe indicata proprio a chi, oltre a non parlare, difetta anche in attenzione, comportamento, partecipazione… Una logopedista capace deve saper lavorare soprattutto in situazioni simili.
Buona fortuna, Signora, che Dio assista suo figlio, visto che gli scienziati dell’università di (omissis) se ne sono dimostrati ampiamente incapaci, rispondendole e dissuadendola in quel modo”.

venerdì 24 giugno 2016

Corso formazione aggiornamento su autismo e altre patologie della comunicazione

Sabato 11 giugno 2016, si è concluso a Napoli il corso di formazione aggiornamento per medici, terapisti, operatori della riabilitazione, insegnanti, genitori, organizzato con la Fondazione Govoni, sul tema AUTISMO E ALTRE COMUNICOPATIE. Un punto di partenza, non di arrivo, perché nei prossimi mesi e anni occorrerà continuare a studiare ed aggiornarsi, per essere il più possibile all'altezza del compito di genitori terapisti educatori di soggetti con autismo o altre patologie del linguaggio e della comunicazione.

venerdì 17 giugno 2016

Negligente ripetitività “internazionale”

Ginevra, un giorno di maggio.
Eccomi di nuovo, come ogni mese, una settimana al mese, ormai da anni, in una città straniera ad insegnare come lavoriamo nella riabilitazione dell’autismo, e ad accogliere altre famiglie con bambini in ritardo o assenza di linguaggio (probabilmente nello spettro autistico) per visitare il loro piccolo, definirne la diagnosi, e soprattutto impostare il programma dei provvedimenti terapeutici.
Cambia la lingua che parlano i miei interlocutori, cambia la struttura dei luoghi, il clima, il numero dell’autobus o del tram, cambia il tipo di cibo che fugacemente consumo durante la pausa…, ma tutto il resto rimane spaventosamente uguale.
E’ perfettamente sovrapponibile a quanto accade a Milano, come a Napoli, come a Padova, il momento in cui i genitori del bambino cominciano a raccontarmi ciò che loro credono sia utile riferirmi, e non piuttosto rispondere con maggiore attenzione e precisione alle mie domande. E’ terribilmente sovrapponibile a quanto accade nelle sedi italiane, il cercare, da parte dei genitori, di trovare sempre una giustifica, una motivazione, a ogni deficit o mancata acquisizione di abilità da parte del figlio. E’ sconfortante e sempre deludente, sentir raccontare (come in altre migliaia di volte) che quando i genitori del bambino avevano esternato al pediatra le loro perplessità circa il ritardo di sviluppo del loro piccolo, il pediatra aveva risposto di non preoccuparsi e di attendere…
E’ spaventosamente uguale a quel che accade in altri studi, l’apprensione delle mamme a lasciar “digiuni” i figli (“sono ben due ore che non mangia, posso dargli qualcosa che ho portato con me?”), per poi tirar fuori dalla borsa pappine super omogeneizzate e sminuzzate, ai cui bocconi il bambino fa seguire concitate sorsate di acqua attinta da un biberon maledettamente in uso da ormai molti anni…
E’ tristemente irritante sentirmi obiettare ancora una volta che le terapie che propongo sono severe, non sarebbero gradite al bambino che “ormai ha le sue preferenze, le sue abitudini, i suoi rituali, le sue modalità comunicative” (quasi sempre non verbali!), e così via con una serie di posizioni e convinzioni che si pongono in totale antitesi con i princìpi di una riabilitazione fatta di perseveranza, costanza, fermezza, rispetto delle regole, assidua aderenza alle consegne.
A Ginevra come a Napoli, a Milano, a Verona, a Padova, a Palermo, a Casablanca, in Lussemburgo…, resta sempre troppo elevato il numero di famiglie che, in modalità suggestivamente uguale e ripetitiva, arretra davanti a proposte terapeutiche che richiedono un impegno serio e costante, così come, a monte, restano sempre alte le percentuali di sanitari impreparati che minimizzano e rinviano diagnosi e iniziative curative, piuttosto che sensibilizzare i genitori a prendere iniziative per un intervento rimediativo precoce.
Non mi resta che ripetere raccontando in altre lingue, la stessa sostanza di un discorso breve ma chiaro, secondo il quale, solo una presa in carico immediata, tempestiva, competente, sempre aggiornata, e realizzata senza titubanze e pietismi, può aiutare un bambino autistico a venire fuori da quella condizione.

venerdì 3 giugno 2016

Logopediste escluse ma che si autoescludono in partenza


Mi scrive una logopedista:
Dottore buonasera. Mi rincresce non aver potuto partecipare al suo corso, ma quest'anno ho avuto un po’ di difficoltà organizzative...però mi faccia sapere le nuove date e cercherò di fare il possibile per esserci. Detto ciò volevo condividere con lei un fenomeno che ultimamente vedo verificarsi tra i miei pazienti. Ho avuto modo di vedere diversi bambini tra i 2 anni e mezzo 3 con sospetta diagnosi di autismo o comunque disturbo generalizzato dello sviluppo... non verbali. Li ho inviati come da routine dal neuropsichiatra per poter intraprendere l'iter diagnostico... Alla fine del percorso le diagnosi erano conferma dei miei sospetti...ma l'incredibile e che a 3 bambini su 4 hanno detto di interrompere la logopedia e di fare 4 volte a settimana terapia cognitivo comportamentale… con metodo… Ora...io mi chiedo... perché???? E come è possibile che diano indicazione di non fare la logopedia perché non è di primaria importanza per il linguaggio?? Io rimango allibita e senza parole...
Questa la mia risposta:
Buonasera, la mia risposta alle sue legittime perplessità, ha radici multiple, che spero di esporre in modo chiaro e sintetico: Innanzitutto, perché l'invio "come da routine" al neuropsichiatra e non al foniatra? Personalmente, come foniatra, sono molto più portato di un neuropsichiatra a indicare una presa in carico logopedica e non una terapia "cognitivo comportamentale" (che poi che significa?) peraltro condotta da operatori spesso improvvisati, e con competenze inferiori ai logopedisti. Ma, e qui viene un secondo punto, i logopedisti si fanno trovare davvero più preparati e all'altezza della situazione? Terzo punto: credo di no, almeno nella maggior parte dei casi. Vede, la contraddizione è anche questa: i logopedisti vorrebbero maggiori spazi e attenzioni, ma si rivolgono loro per primi agli alleati meno adatti (i neuropsichiatri). Perché io organizzo -ormai da venti anni- corsi continui di formazione e aggiornamento? Proprio per dare possibilità di trovare maggiori spazi "logopedici" nella riabilitazione, dalla voce artistica all'autismo, dalle paralisi cerebrali alle balbuzie, dai disturbi di apprendimento alle sordità... e così via. Ma se i logopedisti per primi si autolimitano e non saldano meglio i rapporti con foniatri come me, accade e accadrà sempre più spesso ciò che lei mi ha riferito in questa mail. Seguire i miei corsi, non deve essere visto come un accontentare me, ma come il trovare spazi, ambienti, situazioni e occasioni per valorizzare al massimo le proprie competenze (logopediche) e il proprio lavoro. Sono sempre stato il più forte alleato e sponsor della logopedia, ma... non profeta in patria! Cordialmente.

Massimo Borghese

venerdì 6 maggio 2016

La logopedia che non vorrei più vedere


La logopedia che non vorrei più vedere è quella ancora considerata come un semplice correggere difetti di pronuncia a bambini che non parlano; quella che ignorando i principi basilari di se stessa, ignora che deve essere indicata, prescritta, e utilizzata anche e soprattutto per bambini che non hanno ancora sviluppato linguaggio, e non solo per bambini che parlano male.
La logopedia che non vorrei più vedere è quella che si allinea con quanti affermano che “è presto” per cominciare, o che occorre prima che un bambino diventi attento e partecipe, per poi avviare il lavoro sul linguaggio.
La logopedia che non vorrei più vedere, è quella che viene erogata con il contagocce, in misura di una, massimo due sedute settimanali, a bambini con gravi ritardi della comunicazione, con autismo, paralisi cerebrali, che necessiterebbero invece di tante tante ore settimanali di logopedia.
La logopedia che non vorrei più vedere è quella effettuata da terapiste che, con tanto di camice bello e stirato, si limitano a seguire bambini con disturbi dell’apprendimento, dichiarando di essere “specializzate” in quel settore, ma risultando completamente restie e incapaci a mettere anche un solo dito nella bocca di un bambino per impostargli un fonema, o per insegnargli a masticare e a deglutire.
La logopedia che non vorrei più vedere è quella che rifiuta di offrirsi ai bambini con autismo, ignorando che i più grandi risultati nel recupero degli autistici sono arrivati proprio da quelle (purtroppo poco numerose) logopediste che invece hanno lavorato presto e molto, nei primissimi anni di vita di bambini affetti da tale patologia.

La logopedia che non vorrei più vedere è quella che critica i trainers vocali bravi, proponendosi, di contro, con arroganza, supponenza e ignoranza, provocando più danni che benefìci ai cantanti sui quali vuol mettere mano senza competenze né musicali né di altre tecniche utili a questo tipo di lavoro.
La logopedia che non vorrei più vedere è quella che utilizza ancora sacchetti di sabbia, voluminosi libri, o pesi di ogni genere, per appesantire l’addome del malcapitato cantante o allievo che sia, imponendogli faticose escursioni inspiratorie ed espiratorie, ignorando che questi sistemi ormai obsoleti, sono stati superati da modelli di intervento più leggeri e dinamici.
La logopedia che non vorrei più vedere è quella che tratta i disturbi della voce utilizzando ancora candele sulle cui fiammelle far soffiare il malcapitato cantante o semplicemente soggetto con disturbi di voce, aumentando così solamente la costrizione a valle dello sforzo laringeo, ignorando, come sopra, che si tratta di sistemi obsoleti e sconfessati dall’esperienza di chi veramente sa come si approcciano le disfonie.
La logopedia che non vorrei più vedere è quella che innesca tensioni muscolari anziché opportuni interventi rilassanti e muscolarmente armonizzanti nei professionisti della voce.

La logopedia che non vorrei più vedere è quella che si veste di presunzione, di arroganza, che si arrocca su convinzioni più teoriche che pratiche, o si fossilizza su modalità operative rimaste in un passato superato, ma ancora vissuto da chi, con ignoranza, indolenza e supponenza, ignora tutto ciò che di nuovo e di valido sia stato scoperto e già da tempo utilizzato con successo. 
  

lunedì 11 aprile 2016

Quale futuro per gli autistici?

Articolo pubblicato sulla rivista on line "scenamedica.it":
Si può parlare di uscita dall’autismo? Ma soprattutto, se si esce dall’autismo, dove si entra?
Fino a circa dieci anni fa, cioè a due terzi del cammino trentennale percorso nel mondo della diagnosi e delle terapie degli autismi, mi ponevo solo la prima domanda. E fino a quando non ho cominciato ad intravedere una risposta a quel primo interrogativo, non poteva ovviamente nascere la seconda questione.
Poi ho cominciato a riscontrare con grande piacere e soddisfazione (non solo mia ma anche dei terapisti e soprattutto delle famiglie dei nostri assistiti) che in una percentuale sempre crescente di soggetti affetti da autismo, i sintomi di questa pesante patologia andavano effettivamente ad estinguersi nel tempo, grazie agli effetti di terapie sempre intensive e strutturate a misura di ogni singolo caso. Da non verbali, diversi bambini autistici diventavano verbali, acquisendo sempre maggiori e migliori capacità linguistiche; a mano a mano uscivano dall’isolamento di quel mondo chiuso tipicamente autistico, e cominciavano a comunicare, interagire, giocare, integrarsi; progressivamente estinguevano le stereotipie (movimenti ripetuti e non finalizzati); acquisivano le autonomie nel vestirsi, lavarsi, alimentarsi, controllare gli sfinteri, spostarsi da soli fuori casa; e a scuola non erano più isolati nella relazione e nello svolgimento dei programmi diversificati, ma cominciavano a somigliare sempre di più a tutti gli altri.
Insomma, per molti di loro si è potuto parlare di superamento delle sintomatologie autistiche, di estinzione dei segni caratterizzanti la patologia autistica.
Bambini dunque normalizzati? Ecco le basi della seconda domanda.
Non più autistici, non più portatori dei sintomi dell’autismo, ma nemmeno perfettamente rientrati in una prestazionalità completamente normale. Per molti di loro persistevano disturbi linguistici, di tipo grammaticale, sintattico, o fonologico (vale a dire errori di grammatica e sintassi, vocabolario scarno e inadeguato, difetti di pronuncia), o ancora riscontravamo forme di balbuzie, eloquio lento, monotono, poco variato sul piano della melodia vocale. I rendimenti scolastici, per quanto migliorati rispetto allo zero assoluto caratterizzante i primi anni di sintomatologia, comunque non risultavano dei più brillanti, così come la capacità di comprensione di materie più sofisticate sul piano elaborativo mentale, come la filosofia, la religione, la fisica, dove cioè occorrono operazioni cognitive più complesse.
Ma soprattutto si rendevano particolarmente evidenti le anomalie comportamentali, da una semplice più accentuata timidezza e difficoltà ad allacciare veri e propri rapporti di amicizia, a più clamorosi disturbi della condotta, della socializzazione e della gestione della sessualità.
Qui potrei dire che finisce la storia e inizia la cronaca; si passa dal passato remoto e prossimo, al presente e al futuro. Quali prospettive possiamo ipotizzare per questi ex bambini, ex autistici, ex bambini autistici, che oggi, adolescenti o già quasi adulti, stanno entrando in una vita reale, relazionale, affettiva, sessuale, lavorativa, non più autistici, ma nemmeno perfettamente e completamente attrezzati per affrontare le ben note difficoltà che li attendono?
Su questi fondamentali aspetti del “dopo di noi” stiamo impostando programmi educativi e preventivi, impostati soprattutto sulla base dei riscontri di ciò che resta dell’autismo, proprio quando questo si estingue nei suoi aspetti caratterizzanti e distintivi, ma lasciando tracce diverse, subdole, insidiose per il futuro, per un futuro normale, in cui “chi ha avuto l’autismo”, vogliamo che non si ritrovi con altre problematiche invalidanti e limitanti, sia pure non autistiche.

giovedì 31 marzo 2016

Giornata mondiale dell'autismo

2 aprile. Giornata mondiale dell’autismo.
Che cosa si vuole celebrare? La sensibilizzazione verso il dilagare sempre maggiore di questa malattia? Una sua maggiore conoscenza?
Bene, e allora quando si prendono queste iniziative promuovendo spot televisivi e manifestazioni di piazza:
- si abbia anche il coraggio di dare ascolto alle verità scomode, come quando, ad esempio, si parla di cause dell’autismo urtando la suscettibilità e gli interessi di grosse lobbies che continuano a far battere il tasto della genetica, come se quella fosse l’unica strada da percorrere per individuare le origini di questa patologia;
- si abbia il coraggio di non criticare chi ottiene risultati concreti, anche se con “metodi” diversi da quelli che si vogliono ufficialmente e speculativamente sponsorizzare;
- si abbia il coraggio di accettare le diagnosi e le definizioni ingombranti, preoccupanti e imbarazzanti, senza cercare a tutti i costi scappatoie giustificazioniste e senza fuggire poche ore prima di una visita, precedentemente prenotata, e poi disertata per paura di sentirsi dire ciò che non piace;
- si abbia il coraggio di accettare i suggerimenti e le prescrizioni di chi ha ottenuto buoni risultati con quei sistemi, piuttosto che inventare mille scuse per eludere la messa in pratica di tali indicazioni.
Con coerenza e coraggio si combatte l’autismo, e lo si può anche battere. Ma non fuggendo, arretrando, nascondendosi, bensì affrontandolo guardandolo negli occhi, e ascoltando chi può dare indicazioni utili per riuscirvi.


lunedì 14 marzo 2016

Padova e Mestre

Ripresa con rinnovata intensità, l'attività a Padova e a Mestre; sedi che si aggiungono nuovamente alle già stabili Milano, Verona, Napoli, Ginevra. Canali più immediati di contatto con me, il numero telefonico 3404810840, e l'indirizzo e-mail: m.borghese@tin.it



giovedì 28 gennaio 2016

"Un bambino su cento ha l'autismo", mio nuovo libro.

"Un bambino su cento ha l'autismo", di Massimo Borghese, Aldenia Edizioni, 255 pagine, costo 18 €. Il libro può essere richiesto direttamente all'Autore, scrivendo a: m.borghese@tin.it