martedì 11 luglio 2017

Smettetela di dire: “E’ presto per la logopedia”!


Quando visito bambini piccoli con i primi sintomi dell’autismo o già francamente autistici, ancora sento, e frequentemente, frasi del tipo: “Ha detto il pediatra, o il neuropsichiatra, o lo psicomotricista, o -ancora peggio- il logopedista, che è presto per iniziare la logopedia”!
Per favore, nell’interesse stesso di questi bambini e delle loro famiglie, smettetela di ripetere questa frase obsoleta e smentita dai fatti! Già, i fatti… Ma coloro i quali suggeriscono il rinvio di una terapia per il linguaggio in bambini nello spettro autistico, si sono mai davvero documentati, andando a vedere i risultati di quegli operatori che intervenendo tempestivamente e intensivamente, hanno ottenuto risultati brillanti? A quanto pare continua a prevalere, soprattutto in Italia, la pessima abitudine di celebrare se stessi e difendere le proprie idee (anche quando sono vecchie e superate) senza documentarsi sul lavoro e sui successi degli altri.
Ho tante volte pubblicato e reso noti a tutti (quelli che hanno voluto vederli), i risultati dell’intervento logopedico precoce, intensivo e competente, nella sindrome autistica. Dati statistici alla mano, i bambini che hanno raggiunto abilità verbali ampie, adeguate, ricche, funzionali, sono i bambini presi in carico con programmi logopedici sin dai primissimi anni di vita, e senza attendere i presunti effetti favorevoli sul comportamento e sull’attenzione, provenienti da altre forme di trattamento.
Non è vero che bisogna “rendere il bambino più attento e partecipe” prima di cominciare il lavoro sul linguaggio. Non è vero che “il linguaggio poi arriva da solo”. Non è vero che “la logopedia può nuocere” (ho sentito finanche quest’altro tipo di bestialità). Lo dimostrano ormai numerosissimi risultati.
Fatelo per i vostri bambini, fatelo per le vostre coscienze umane e professionali, fatelo anche per non esporre voi stessi a una brutta figura perché ora ci sono i dati concreti che possono sconfessare questi atteggiamenti attendisti… Fatelo per chi volete, ma smettete di dire “è presto per iniziare la logopedia”!
In riabilitazione non c’è mai un “presto” per offrire a un bambino un immediato e costruttivo rimedio alle sue carenze. Comprese quelle linguistiche.

sabato 1 luglio 2017

“Se il bambino è migliorato così rapidamente, vuol dire che non era autistico”

Ecco una delle affermazioni più irritanti, ignoranti, ed offensive per i terapisti e per le famiglie che sono stati in grado di ottenere velocemente buoni risultati nella loro lotta contro l’autismo. Purtroppo è ancora diffuso l’odioso luogo comune secondo il quale dall’autismo non si può venir fuori, e soprattutto non sarebbe possibile che un autistico riesca a migliorare in tempi relativamente brevi. In molti incapaci e inutilmente scettici, è ancora radicata l’idea che autismo sia sinonimo di condanna a vita e di impossibilità di migliorare rapidamente e significativamente. I risultati ottenuti da diversi operatori della riabilitazione rappresentano la dimostrazione vivente che è possibile generare, almeno in una certa percentuale dei casi, miglioramenti brillanti e veloci se si lavora con professionalità, capacità, intensività, precocità di intervento. Perché meravigliarsi dei successi altrui? Forse perché non si è capaci e si preferisce quindi negare che altri siano riusciti dove invece gli incapaci hanno fallito? Forse perché si preferisce continuare a dare dell’autismo una visione immobilista e catastrofista? Mi interessa poco rispondere pubblicamente a questi perché, anche se credo di conoscerne i motivi, ma mi preme soprattutto tranquillizzare maggiormente i genitori di quei bambini appena inquadrati e diagnosticati come affetti da autismo. Il cammino è lungo e duro, pieno di lacrime, sudore, rinunce, e notti in bianco, ma non è vero che non ci sia nulla da sperare, o che se il bambino migliorerà presto e bene vuol dire che non era autistico. Non è giusto offendere quelli che, tra sanitari e familiari, si sono adoperati con successo a tirar fuori dall’autismo un bambino che ne era colpito. Non è giusto offendere quel bambino stesso, dicendo che non era mai stato ciò che invece purtroppo era. La lotta all’autismo, che sta già annoverando diverse vittorie, deve passare anche attraverso informazioni esatte, corrette, veritiere. Nessun trionfalismo, d’accordo, ma nemmeno catastrofismo dettato da incapaci individui appartenenti anche al cosiddetto mondo scientifico, che hanno scarsa voglia di impegnarsi e aggiornarsi, e che riescono solo a provare invidia verso chi è riuscito a ottenere successi.