2 aprile. Giornata mondiale
dell’autismo.
Che cosa si vuole celebrare?
La sensibilizzazione verso il dilagare sempre maggiore di questa malattia? Una
sua maggiore conoscenza?
Bene, e allora quando si
prendono queste iniziative promuovendo spot televisivi e manifestazioni di
piazza:
- si abbia anche il coraggio
di dare ascolto alle verità scomode, come quando, ad esempio, si parla di cause
dell’autismo urtando la suscettibilità e gli interessi di grosse lobbies che
continuano a far battere il tasto della genetica, come se quella fosse l’unica
strada da percorrere per individuare le origini di questa patologia;
- si abbia il coraggio di non
criticare chi ottiene risultati concreti, anche se con “metodi” diversi da
quelli che si vogliono ufficialmente e speculativamente sponsorizzare;
- si abbia il coraggio di
accettare le diagnosi e le definizioni ingombranti, preoccupanti e
imbarazzanti, senza cercare a tutti i costi scappatoie giustificazioniste e
senza fuggire poche ore prima di una visita, precedentemente prenotata, e poi
disertata per paura di sentirsi dire ciò che non piace;
- si abbia il coraggio di
accettare i suggerimenti e le prescrizioni di chi ha ottenuto buoni risultati
con quei sistemi, piuttosto che inventare mille scuse per eludere la messa in
pratica di tali indicazioni.
Con coerenza e coraggio si
combatte l’autismo, e lo si può anche battere. Ma non fuggendo, arretrando,
nascondendosi, bensì affrontandolo guardandolo negli occhi, e ascoltando chi
può dare indicazioni utili per riuscirvi.
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