domenica 7 giugno 2015

Congresso Interdisciplinare sui DISTURBI DELLO SVILUPPO

    Ottima riuscita del convegno multidisciplinare sui disturbi dello sviluppo, svoltosi a Verona sabato 6 giugno, presso il Centro Don Calabria.
Interventi di alto livello di interesse scientifico, culturale e sociale.
Il Dott. Castagnini, neurologo, e organizzatore della manifestazione, ha ribadito con la sua lucida e diretta chiarezza espositiva, l’importanza fondamentale di una prevenzione precocissima dei disturbi neuromotori della prima infanzia. Secondo un’ottica ben diversa da quanto oggi sono ancora in molti a credere, il Dott. Castagnini ha ricordato che le visite preventive basilari per l’identificazione precoce dei segni di paralisi cerebrale infantile, vanno effettuate rispettivamente durante il primo, il secondo e il terzo mese di vita.
Delle tante informazioni fornite durante la sua relazione, di particolare interesse e spunto di riflessione, riporterei quella secondo cui il processo di mielinizzazione nel sistema nervoso centrale si realizza nella misura del 10% durante la gravidanza, dell’80% nel primo anno di vita, del 7% nei successivi dieci anni, e del 3% ai trenta anni e oltre.
Tale constatazione ha rinforzato preliminarmente quanto dichiarato nel successivo intervento dal Dott. Roberto Gava, che affrontando il dibattutissimo tema delle vaccinazioni pediatriche, ha affermato che al di là dell’essere favorevoli o contrari alle pratiche vaccinali, andrebbero messe soprattutto in discussione le scelte del periodo della vita e del numero dei vaccini da inoculare, considerata la grande delicatezza e labilità di un sistema immunitario e dello stesso sistema nervoso in bambini di pochi anni di vita, destinatari di tante somministrazioni vaccinali in epoca inutilmente precoce, e con un carico di dosi notevolmente elevato che peraltro trova spesso degli equilibri immunologici già molto precari a causa di ulteriori fattori ambientali e tossici, diversi da un tempo in cui esistevano elementi di rischio in quantità significativamente inferiori. Dunque, anche un invito, da parte del Dott. Gava, a una rivisitazione del tema vaccini in base al periodo e alle condizioni generali e individuali in cui si applicano protocolli di inoculazioni di massa, troppo generalizzati e per nulla individualizzati.
A sua volta, il Dott. Vito Colamaria, epilettologo, ha inquadrato il problema delle cause, dell’identificazione corretta, e soprattutto dei trattamenti delle epilessie in età infantile, contestualizzando perfettamente il suo argomento nel tema più generale dei disturbi dello sviluppo, considerate le premesse spesso genetiche ma anche concausali, che accomunano autismo, iperattività, epilessia.
In perfetta sintonia con quanto oggi si realizza in tutti i protocolli di intervento riabilitativo quando indipendentemente dalla scelta della metodica utilizzata, si riconosce la necessità di una particolare attenzione all’alimentazione, il Dott. Fausto Aufiero ha fornito una ricca serie di informazioni e consigli in tema di corretta nutrizione, nella normalità come nelle patologie.
Di notevole spessore, anche per i contenuti non solo specificamente circoscritti alla disciplina specialistica di appartenenza, gli interventi delle Dottoresse Pozzani e Annunziata, rispettivamente odontostomatologa e oculista, che hanno descritto molto bene moltissime implicazioni delle patologie della bocca e della vista nell’ambito degli handicap neurologici comportamentali e linguistici.
Un’ampia ed esauriente descrizione delle possibilità di applicazione del metodo di rieducazione uditiva di Guy Bèrard, è stata offerta, in perfetto italiano, dal Dott. Victor Estalayo, spagnolo.

In questo contesto, autentica realizzazione di una visione multidisciplinare di approccio alle patologie neurologiche dell’infanzia, ho presentato la mia relazione intitolata L’Intervento Foniatrico Integrato nell’Autismo, di cui ne riporto un’ampia sintesi ed i passaggi principali.
 

INTERVENTO FONIATRICO INTEGRATO NELL’AUTISMO
Massimo Borghese. Foniatra

Per Intervento Foniatrico Integrato si intende una presa in carico diagnostica e terapeutica del soggetto con autismo o altre patologie della comunicazione, che peraltro non sempre sono nettamente distinguibili e separabili dalle sindrome autistiche, così come gli stessi “autismi” (termine da me coniato e da molti riproposto come proprio) sono caratterizzati da sintomatologie multiple, diversamente variegate e rappresentate nel quadro clinico, differente da caso a caso o almeno da gruppi di casi a gruppi di casi.

Riferendoci al catalogo nosologico delle patologie della comunicazione di competenza foniatrico-logopedica, che definisce queste dieci prototipie sintomatologico-sindromiche:
l  Disfonie o turbe della vociferazione
l  Dislalie o alterazioni della pronuncia
l  Disfagie o disturbi della deglutizione
l  Disfluenze o turbe del flusso verbale
l  Afasie o turbe della codificazione e decodificazione
l  Disartrie o turbe da alterazioni del primo motoneurone
l  Ritardi secondari o turbe comunicative negli oligofrenici 
l  Sordità e conseguenti turbe comunicative
l  Disturbi dell’apprendimento
l  Turbe comunicative da inadeguatezze socioculturali
l  Turbe comunicative da autismo e altre psicosi
l  Sindromi da deficit attentivo con o senza iperattività
Possiamo affermare che nella pratica clinica diagnostica e valutativa, sarebbe più opportuno:
l  Non cercare in quale quadro “incasellare” il bambino, ma
l  Identificare “quanto di ciascun quadro” sia presente nella sintomatologia rilevata nel bambino.
l  Non vedere la definizione diagnostica come immutabile, ma
l  Aggiornare costantemente il profilo comunicativo del bambino.
l  Tener presente che la sintomatologia, nella sua complessità, evolve continuamente, per effetto delle cause stesse e dei trattamenti attuati, e dunque è realmente possibile che
l  Un bambino identifichi nel tempo diversi quadri patologici, anche “uscendo” da alcuni ed “entrando in altri”, e/o anche rappresentando in sé, parti di ciascun quadro, come ad esempio da
l  Autismo > ADHD > Altre psicosi > Epilessia > Disturbi di apprendimento > Disfluenze verbali…

Ho poi voluto ribadire fortemente un concetto già espresso in altre occasioni e situazioni, relativo a ciò che io definisco “autismo in progress”, o, se vogliamo dirla in latino, “autismo in fieri”, ossia quelle situazioni caratterizzate dal riscontro di un bambino che nell’arco di tempo dei primi due anni di vita comincia a perdere le acquisizioni raggiunte e regredisce sul piano verbale, attentivo, ludico, relazionale…, o del bambino che non evolve come di norma e che comincia a manifestare progressivamente i segni dell’autismo. Le suddette definizioni di autismo in progress o in fieri, si riferiscono ai primi momenti di queste situazioni, quando tutti i sintomi non sono ancora conclamati, per cui non si può, o non si può ancora, affermare che la sintomatologia autistica sia esplosa in tutte le sue caratteristiche ufficialmente definite, ma in pratica si sta assistendo ad un progressivo precipitare verso la patologia. Ed è in questa fase che bisognerebbe cominciare ad adottare i provvedimenti del caso, piuttosto che attendere la definitiva codificazione diagnostica, che coinciderebbe con un aggravamento della sintomatologia e delle prognosi per quanto riguarda le possibilità di recupero.
Sul tema delle modalità e dei tempi di diagnosi, ho ricordato, come sono solito dichiarare ai genitori alla fine di ogni visita di bambino con disturbi complessi della comunicazione, la necessità di distinguere nell’inquadramento delle sindromi autistiche e di altre comunicopatie a base organica:
- Cause
- Meccanismi patogenetici
- Localizzazione dei danni organici
- Manifestazioni cliniche
- Indagini strumentali
- Rimedi
Tutto ciò, al fine di sensibilizzare all’idea che una priorità pratica spetta alla definizione clinica della situazione, e che non sempre, quello che definisco “l’accanimento diagnostico”, soprattutto se riferito a complesse quanto spesso infruttuose indagini genetiche, merita precedenza di tempi e di spese di energie e denaro, rispetto alla più concreta priorità “diagnostico clinico - terapeutica”, il cui riconoscimento consente di realizzare tempestivi e adeguati interventi curativi, che a loro volta, se precoci, intensivi, e ben realizzati, possono addirittura “modificare la diagnosi”, in perfetta consonanza concettuale con quanto detto prima, e cioè che la diagnosi può andar soggetta a un modellamento continuo, ovviamente migliorativo, se si agisce presto e bene sul quadro clinico.
Agire adeguatamente significa anche operare a tutto campo, “a 360 gradi”, e quindi contemporaneamente sui versanti: sensoriale-percettivo, cognitivo-integrativo-decisionale, motorio-prassico-espressivo, emotivo-relazionale-comportamentale, del profilo comunicativo; e laddove non ve n’è uno prioritario nel tempo o in importanza rispetto agli altri. Ed anche questa è una caratteristica fondamentale delle basi teorico-pratiche dell’Intervento Foniatrico Integrato, che non è un metodo “solo sensoriale”, o “solo cognitivo”, o “solo verbale”, o “solo comportamentale”, ma identifica tutte queste componenti, ugualmente gestite e considerate, nella valutazione come nelle modalità di trattamento.
Allo stato attuale (e mi esprimo con questa puntualizzazione, perché ogni protocollo deve sempre considerarsi aperto a revisioni e cambiamenti), i punti principali dell’Intervento Foniatrico Integrato possono considerarsi i seguenti:
          Visita foniatrica.
          Valutazione intolleranze alimentari attraverso Cytotoxitest.
          Esame dei peptidi urinari.
          Cambiamento alimentare in base alle suddette indagini svolte.
          Presa in carico abilitativa-riabilitativa   come da nostri protocolli.
          Verifiche foniatriche longitudinali.
E più nello specifico operativo, ho sintetizzato in questa tabella riepilogativa i capisaldi e i caratteri distintivi dell’Intervento Foniatrico Integrato:
- Figura medica di riferimento: Foniatra.
- Terapiste: Logopediste. Psicomotriciste. Psicologhe. Musicoterapiste. Educatrici. Insegnanti. Insegnanti di sostegno.
- Formazione specifica: Corso di formazione aggiornamento biennale + tirocinio pratico presso le nostre sedi.
- Necessità di aggiornamento continuo per i terapisti (diritto-dovere di rifrequentare i corsi).
- Rapporto libero-professionale sempre soggetto a revisione.
- Rotazione ed interscambio delle sedi lavorative.
- Tutti operano nella stessa direzione e con le stesse modalità, ma ciascuno secondo le proprie matrici formative e culturali.
- Partecipazione attiva delle famiglie.
- Rapporti con le scuole.
- Aggiornamenti-monitoraggi continui.
- Riunioni periodiche

In tema di iniziative metaboliche e cambiamenti alimentari per favorire un miglior funzionamento della abilità attentive, percettive, cognitive, motorie, e più in generale di tutta la prestazionalità, ho anche menzionato l’apertura del primo centro in Italia in cui viene insegnato alle famiglie e ai terapisti che vogliono partecipare, come preparare i cibi (tutti i tipi di cibi) con gli ingredienti compatibili in base a quanto emerso dalle analisi sul metabolismo. Questo al fine di non limitarsi a dare ai genitori, solo una lista restrittiva di alimenti, ma per affiancarli e aiutarli nella realizzazione di quei cambiamenti alimentari che oggi stanno sortendo tanti effetti favorevoli nella gestione e nel controllo dei sintomi indesiderati.
 

Di seguito i Relatori e i rispettivi argomenti affrontati:
Prof. Trabucchi. Moderatore del Convegno
Dott. Mario Castagnini. “I Disturbi dello Sviluppo Neuropsicomotorio.Prevenire meglio che curare”
Dott. Roberto Gava. “Le vaccinazioni pediatriche: Conoscerle per scegliere il bene dei nostri figli”
Dott. Fausto Aufiero. “Linee Guida Bionutrizionali nelle Cerebropatie”
Dott. Massimo Borghese. “Intervento Foniatrico Integrato nell’Autismo”
Dott. Vito Colamaria. “Spasmi infantili (Sindrome di West)”
Dott.ssa Elena Pozzani. “Prevenzione in odontostomatologia”
Dott.ssa Eleonora Annunziata. “Affezioni Oftalmiche e loro implicazioni in età evolutiva”
Dott. Victor Estalayo. “Metodo Bérard di Rieducazione Uditiva”

 

 

 

Nessun commento:

Posta un commento