A tutte le mamme che dicono “non posso farcela, mio
figlio ha l’autismo: non mi guarda negli occhi, e non parlerà mai...”
A tutte le mamme che pensano “mio figlio è troppo
piccolo per iniziare la riabilitazione, vedrai che un giorno si sveglierà
diverso, e cambierà...”A tutte le mamme che affermano “il mio bimbo è un furbacchione, capisce qualsiasi cosa; è solo che non vuole parlare; meglio non pressarlo”.
A tutte le mamme che lamentano la patologia del proprio figlio, che lo lasciano libero di... e non fermano il male che sta crescendo dentro di lui.
A tutte quelle che sono iperprotettive e che giustificano i comportamenti bizzarri dei propri bambini sostituendo il rimedio con un sorriso arreso e compassionevole.
A tutte le mamme che invece hanno capito... e che, scorciandosi le maniche, hanno affrontato il mostro dell'autismo e lo hanno combattuto a muso duro per la conquista della salute dei propri figli.
A quelle che hanno smesso di piangere e hanno guardato le loro creature negli occhi, riconquistandone lo sguardo perduto.
A quelle che hanno imparato a vedere il mondo con una mentalità diversa, e che si sono affidate a medici e terapisti della riabilitazione, per modificare molti aspetti anomali tipici della sindrome autistica.
A quelle che hanno detto “sì” al cambiamento alimentare, comprendendo che la salute mentale degli autistici e il loro benessere dipende anche e soprattutto dalle funzioni metaboliche che riguardano l’intestino e il cervello, strutture strettamente correlate.
Alle mamme che sono divenute “terapiste” dei propri figli e che non si sono sostituite, bensì, allineate, con i consigli del medico foniatra e del logopedista, continuando il lavoro a casa relativo a ciò che hanno visto fare in terapia con i loro bimbi. Senza mai fermarsi. Giorno dopo giorno, ora dopo ora.
Alle mamme più intraprendenti, che hanno coinvolto i mariti, gli ex mariti, i nonni, gli zii, e gli altri figli, nel tentativo di implementare e arricchire al massimo il tempo da dedicare al figlio autistico, perché ogni ora è preziosa, e perché per ogni ora sottratta all'isolamento nel mondo dell’autismo è un’ora guadagnata nel regno della socializzazione.
Alle mamme più vivaci e fantasiose, alle più tecnicamente creative. A quelle che hanno sfruttato ogni occasione della quotidianità come spunto per “inventare una terapia”. Perché la vera terapia non va eseguita sempre e solo a tavolino, ma sul palcoscenico della realtà.
Alle mamme che non si sono mai fermate. A quelle per le quali la conquista del linguaggio è solo un punto di partenza per approdare al linguaggio creativo, intellettuale, generando nel proprio figlio la capacità di porsi delle domande, di indagare sul mondo, di cercare finalmente delle risposte. Del resto, lo dicevano anche i filosofi, l'individuo nasce quando comincia a porsi la domanda: “chi sono io?”.
Brave tutte le mamme che, con il loro operato, ce l’hanno fatta! Sono queste che possono camminare a testa alta, e che con grande e meritevole soddisfazione possono sentirsi dire dal proprio figlio: “Ho avuto l'autismo”.
Alice: “Per favore mi faccia passare!”. Porta: “Oh, mi spiace, sei troppo
grande, praticamente IMPASSABILE!”. Alice: “Vuol dire IMPOSSIBILE?”. Porta:
“No, no, IMPASSABILE, NULLA E’ IMPOSSIBILE!”.
Lewis Carrol (“ALICE IN WONDERLAND”)
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