sabato 1 luglio 2017
“Se il bambino è migliorato così rapidamente, vuol dire che non era autistico”
Ecco una delle affermazioni
più irritanti, ignoranti, ed offensive per i terapisti e per le famiglie che
sono stati in grado di ottenere velocemente buoni risultati nella loro lotta
contro l’autismo. Purtroppo è ancora diffuso
l’odioso luogo comune secondo il quale dall’autismo non si può venir fuori, e
soprattutto non sarebbe possibile che un autistico riesca a migliorare in tempi
relativamente brevi. In molti incapaci e
inutilmente scettici, è ancora radicata l’idea che autismo sia sinonimo di
condanna a vita e di impossibilità di migliorare rapidamente e
significativamente. I risultati ottenuti da
diversi operatori della riabilitazione rappresentano la dimostrazione vivente
che è possibile generare, almeno in una certa percentuale dei casi,
miglioramenti brillanti e veloci se si lavora con professionalità, capacità,
intensività, precocità di intervento. Perché meravigliarsi dei
successi altrui? Forse perché non si è capaci e si preferisce quindi negare che
altri siano riusciti dove invece gli incapaci hanno fallito? Forse perché si
preferisce continuare a dare dell’autismo una visione immobilista e
catastrofista? Mi interessa poco rispondere
pubblicamente a questi perché, anche se credo di conoscerne i motivi, ma mi
preme soprattutto tranquillizzare maggiormente i genitori di quei bambini
appena inquadrati e diagnosticati come affetti da autismo. Il cammino è lungo e
duro, pieno di lacrime, sudore, rinunce, e notti in bianco, ma non è vero che
non ci sia nulla da sperare, o che se il bambino migliorerà presto e bene vuol
dire che non era autistico. Non è giusto offendere quelli
che, tra sanitari e familiari, si sono adoperati con successo a tirar fuori
dall’autismo un bambino che ne era colpito. Non è giusto offendere quel bambino
stesso, dicendo che non era mai stato ciò che invece purtroppo era. La lotta all’autismo, che sta
già annoverando diverse vittorie, deve passare anche attraverso informazioni
esatte, corrette, veritiere. Nessun trionfalismo, d’accordo, ma nemmeno
catastrofismo dettato da incapaci individui appartenenti anche al cosiddetto
mondo scientifico, che hanno scarsa voglia di impegnarsi e aggiornarsi, e che
riescono solo a provare invidia verso chi è riuscito a ottenere successi.
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